Per la sua prima volta al Piermarini, l’opera vede sul podio Christophe Rousset mentre la regia è firmata da David McVicar.
La Calisto di Francesco Cavalli viene eseguita per la prima volta al Teatro alla Scala per cinque rappresentazioni (qui le date e i biglietti) con la direzione di Christophe Rousset e la regia di David McVicar.
Lo spettacolo si avvale delle scene di Charles Edwards, dei costumi di Doey Lüthi, delle luci di Adam Silverman, della coreografia di Jo Meredith e dei video di Rob Vale.
Un nuovo importante tassello nel repertorio barocco della Scala
Da alcuni anni l’opera barocca è tornata con regolarità sul palcoscenico milanese con i capolavori di Händel: Il trionfo del Tempo e del Disinganno, Tamerlano, Giulio Cesare, tutti allestimenti coronati successo di pubblico e critica.
La scelta di ampliare il repertorio aprendosi ai compositori italiani contemporanei o immediatamente successivi a Monteverdi vede quest’anno protagonista Francesco Cavalli, allievo dello stesso Monteverdi, anche lui originario del cremonese, ma trapiantato a Venezia come cantore di chiesa.
La Calisto del 1651 è insieme tra i suoi più alti raggiungimenti artistici e un perfetto esempio degli stilemi dell’opera eroicomica che presentava insieme personaggi mitologici e popolari in intrecci dai risvolti audaci ma soprattutto capaci di parlare al pubblico odierno grazie alla loro sincerità e capacità descrittive, unite alla limpida seduzione della melodia.
Il libretto di Giovanni Faustini dalle Metamorfosi di Ovidio racconta come Giove, sceso con Mercurio su una terra sconvolta dal passaggio del carro di Fetonte, concupisca la ninfa Calisto, seguace di Diana, e per conquistarla assuma l’aspetto della Dea, che è invece attratta da Endimione. La gelosa Giunone si vendica crudelmente trasformando Calisto in orsa, ma Giove intenerito la chiama in cielo in forma di costellazione: l’Orsa maggiore.
Una celebrazione delle libertà personali e filosofiche
Gli aspetti più libertini e scopertamente erotici sono quelli che spiccano nel libretto, tuttavia, in una visione più complessa dell’opera, emerge come le libertà personali e sessuali siano solo una parte di una visione filosofica più ampia in cui il libero pensiero si tinge di atmosfere neoplatoniche nella celebrazione della rivoluzione scientifica seicentesca.
Proprio a questa visione aggiornata e consapevole di come la Repubblica di Venezia, in cui andava in scena l’opera, fosse patria e rifugio di libertà personali ma anche filosofiche, scientifiche e politiche, si ispira lo spettacolo di David McVicar.
Nel ricco cast di cantanti, cui è chiesta accanto alla proprietà stilistica una brillante disinvoltura scenica, spiccano Chen Reiss, Véronique Gens, Olga Bezsmertna, Christophe Dumaux, Luca Tittoto e Markus Werba e le giovani Federica Guida e Svetlina Stoyanova.